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Il Risorgimento Italiano è stato anche un fenomeno europeo. Combattono nelle file del Risorgimento italiano anche numerosi polacchi, magiari, romeni e combattenti di altre nazionalità. Il mito di Roma risorge non solo in Italia, ma nella intera Europa. La Nazione come una comunità etnica che condivide una storia comune e un destino si afferma, gradualmente, in tutta Europa. Volendo studiare questo fenomeno ci soffermiamo su alcune eminenti figure.

Istvàn (Stefano) Turr nasce a Baja nel 1825 e muore a Budapest nel 1908. Tenente dell’esercito austro-ungarico a Milano ne abbandona le fila nel 1849 per diventare ufficiale del Regno di Sardegna con il quale partecipa, durante la prima guerra di indipendenza, alla battaglia di Novara. Emigra a Londra, dove conosce Giuseppe Mazzini. Partecipa nel 1853 a una insurrezione in Lombardia. Dopo il fallimento di questo moto viene arrestato ed espulso.

Torna nuovamente in Italia nel 1859 e partecipa alla seconda guerra d’indipendenza e, in seguito alla impresa garibaldina, nel corso della quale, Garibaldi lo nomina Governatore di Napoli. Diventa nel 1861 generale dell’esercito regolare del Regno d’Italia e l’anno successivo aiutante di campo del Re. Viene incaricato, in accordo con Garibaldi, nel 1866 in coincidenza con la terza guerra d’indipendenza e la spedizione garibaldina in trentino di organizzare una insurrezione in Ungheria. La sconfitta austriaca nel conflitto comporta il cosiddetto compromesso tra austriaci e magiari per cui gli esuli possono tornare in Patria, l’Austria riconosce l’autonomia magiara e l’annessione della Transilvania alla corona di Santo Stefano e in cambio gli ungheresi riconoscono Francesco Giuseppe Re di Ungheria.

Turr rientra in Ungheria e diventa un personaggio di primo piano della politica magiara, impegnandosi nella canalizzazione del Danubio e nella creazione di una industria nazionale. Esponente della classe media signorile al governo fino alla grande guerra che prende il potere in Ungheria. Costoro sono seguaci di Kossuth, il quale invece non riconosce il compromesso e rimane esule a Torino, situazione molto simile a quella italiana dove molti repubblicani come Francesco Crispi e Nicotera diventano ministri della monarchia. Bisogna in ogni caso sottolineare che questi cambiamenti di rotta non sono ispirati, come ai nostri giorni, dalla volontà di trarne un vantaggio, ma rappresentano un contributo che questi patrioti vogliono dare all’Unificazione Nazionale.

 

Danilo Zongoli

09.04.2022

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