Sab. Dic 21st, 2024

La recente crisi Russo-Ucraina, degenerata nell’escalation bellica ha evidenziato, con un’entrata a gamba tesa, tutte le vulnerabilità dell’Europa in termini di dipendenza energetica. Che i perniciosi effetti delle sanzioni siano il frutto di un proverbiale autogol provocato dall’Europa stessa è un fatto, come è un fatto che le problematiche intrinseche dell’Europa e dell’Italia siano affrontate soltanto quando la situazione è ormai compromessa per intervenire o, come in questo caso, quando le contingenze altrui lo richiedono.

In ogni caso, facendo di necessità virtù è importante cogliere la lezione, bisogna essere pronti sempre all’eventualità che qualcuno, in circostanze non sempre prevedibili, provi a chiudere i rubinetti lasciando l’Europa a secco, in special modo date le avvisaglie di un mondo che nel futuro prossimo tenderà a diventare sempre più competitivo e polarizzato. Per evitare che ciò accada è necessario iniziare a ragionare come potenza sovrana pienamente inserita nel suo contesto continentale ed in grado di garantire il proprio auto-sostentamento.

Gli effetti dell’inverno energetico sono evidenti a tutti: Prezzi dei carburanti e delle materie prime alle stelle, squilibri economici e finanziari deleteri, costante vulnerabilità ai ricatti di paesi terzi. Meno evidenti sono le vulnerabilità dal punto di vista digitale, tutti gli strumenti che infatti vengono dati per scontati, Rete Internet, Social Network ed app di messaggistica, Smartphone, PC, elettronica di consumo sono in realtà frutto di una catena di approvvigionamento e di un’infrastruttura che vede l’Europa spesso unicamente come utente finale, completamente dipendente dalle disponibilità e dalla volontà di Stati uniti ed Estremo Oriente.

Le Direttive di un’indipendenza digitale: Autonomia, Sicurezza,  Potenza.

Descrivere le modalità di transizione verso un’indipendenza digitale, che possa rendere l’Europa un attore di rilievo nel vasto e complicato panorama dell’industria digitale e dei semiconduttori,  è un’operazione di vasta portata e dai connotati estremamente tecnici; si tenterà però di fornire degli suggerimenti tecnici con cui interpretare tale processo per capirne innanzitutto le cause che lo rendono necessario e individuare dei filoni guida da seguire. Per tale scopo si farà menzione di esempi rappresentativi delle criticità attualmente presenti nelle value chain dei poli tecnologici Europei e delle vulnerabilità politiche e geopolitiche che si riflettono nelle amministrazioni del continente.

Il Mercato dei Semiconduttori

Quello dei semiconduttori è un mercato estremamente complesso, esso infatti si avvale di una catena di approvvigionamento notevolmente variegata ed esosa e gli impianti di trasformazione del silicio in chip utilizzabili all’interno dei circuiti che compongo i dispositivi di utilizzo domestico, commerciale e militare sono macchine la cui attività comporta una delle spese più imponenti di tutto il panorama industriale. Dalla trasformazione del silicio in monocristallo nei giganteschi forni ad induzione delle fonderie alle complesse fasi di realizzazione in back-end del chip in clean room non esiste passaggio che non sia fortemente energivoro e che non richieda l’intervento di personale estremamente specializzato. Questi presupposti sono la causa di un meccanismo di competitività esasperato che vede l’Europa non in grado di reggere il confronto con i colossi della Silicon Valley e i colossi Orientali. Essa è quindi sensibilmente indietro rispetto allo stato dell’arte mondiale. L’Europa tuttavia resta un attore, seppure non protagonista, nel palcoscenico mondiale, ritagliandosi una fetta di mercato perlopiù in ambiti specifici. Ad esempio nel mercato dell’automotive la cui peculiarità non è quella di richiedere un processo produttivo allo stato dell’arte, quindi con un focus sulle prestazioni, bensì con una maggiore attenzione alla sicurezza ed all’affidabilità.

L’assenza però di un comparto di punta del settore produttivo dei semiconduttori, capace di reggere il confronto  (o addirittura superare) i competitors mondiali inscrive una vulnerabilità nel sistema economico del vecchio continente e, nondimeno, nell’apparato militare che in linea generale risulta essere il grande assente in un Europa che ha completamente delegato alle potenze egemoni tale responsabilità.

Che l’arretratezza nel know-how e nelle tecnologie, proprio nell’ambito dei chip elettronici, sia un tallone d’Achille nei moderni scenari bellici è ben dimostrato da quanto si può osservare dal conflitto Russo-Ucraino. Infatti, non soltanto la Russia ben più organizzata ed equipaggiata militarmente dell’Ucraina, non è riuscita a prevalere come inizialmente si poteva prevedere, ma addirittura, grazie alla fornitura dei moderni sistemi di armamento, da parte della NATO agli Ucraini, la Russia si è trovata in seria difficoltà in alcuni dei fronti del teatro ucraino. Gli armamenti occidentali infatti, sono avanti anni luce rispetto a quelli Russi, per ciò che riguarda le prestazioni dei microprocessori utilizzati  (in misura nettamente minore, per il know-how più che per i processi produttivi, anche a quelli cinesi) .

Basti pensare che, secondo un rapporto dell’intelligence Ucraina che sarebbe entrata in possesso di equipaggiamento e velivoli Russi, buona parte dell’elettronica che compone le dotazioni Russe sarebbe di fabbricazione Americana.[1,2]

Non solo, già la – quasi – superata crisi pandemica ha apportato pesanti squilibri macroeconomici nel mondo, soprattutto in quei settori dell’industria in cui la catena di valore è oltremodo intrigata, l’escalation bellica ha inferto un colpo critico all’intero pianeta da questo punto di vista, anche a causa del tempismo maledetto con cui essa ha seguito la precedente pandemia. Si veda intervento dell’OPEC+ nella modulazione della produzione di Petrolio.[3]

Nell’ambito dei semiconduttori non esiste un’organizzazione internazionale corrispettiva e l’Europa, che non ha poli di produzione e sviluppo autonomi resta in balia di Oriente e Stati-Uniti per buona parte dell’elettronica (Smartphone, PC, Consolle di gioco, macchinari industriali sono solo alcuni esempi di dispositivi che utilizzano microprocessori e GPU general-prupose allo stato dell’arte).

Possiamo citare alcuni eventi che hanno visto l’Europa (in primis) vittima delle leggi di mercato nell’ambito proprio dei semiconduttori. Nella fase immediatamente post-pandemia si è potuto osservare un importante e generalizzato aumento dei prezzi dei dispositivi elettronici dovuto ad un aumento importante della domanda, non accompagnato da un paritario aumento dell’offerta di semiconduttori utilizzati nella produzione di autoveicoli, macchinari industriali e degli altri settori di commercio che durante le fasi più intense della pandemia avevano subito una quasi totale compressione. Cos’è successo? Durante la pandemia i centri di produzione di semiconduttori in tutto il mondo hanno drenato buona parte della produzione verso chip dedicati all’elettronica di consumo prosciugando quella dedicata agli ambiti di interesse industriale.  [4]

Un’ottica facilmente comprensibile dal punto di vista del mercato, meno razionale invece dal punto di vista politico, per rimettere in moto efficacemente la macchina produttiva dei silicio infatti, i tempi e le spese sono enormi. Al termine delle fasi più intense della crisi pandemica la domanda di elettronica di matrice industriale (la produzione di automobili ad esempio) ha subito un rimbalzo, risalendo velocemente e le industrie non sono state in grado di reggere tale tangente di crescita della domanda. Ciò si è tradotto in quello che è stato definito “l’inverno dei semiconduttori”. Attualmente invece lo scenario si è rigirato, generando il problema opposto, La generale compressione della domanda causato dalle circostanze geopolitiche internazionali e dall’aumento dell’inflazione non è stato accompagnato da una riduzione della produzione, e ciò imporra nel breve periodo un ulteriore taglio della produzione alimentando ulteriormente la spirale negativa [5].

Ormai è chiaro a tutto il mondo quanto sia fondamentale l’autonomia e l’egemonia del silicio, si noti l’assertività della Cina nello stretto di Taiwan, sede della maggiore industria di semiconduttori mondiale (TSMC), così come l’imponente investimento Statunitense nel medesimo mercato, definito pubblicamente come Chips-Act.

L’UE in questo senso sembrerebbe aver battuto un colpo, è dell’inizio del 2022 la dichiarazione del presidente della commissione Europea Von Der Leyen riguardo la necessità e la volontà dell’Europa di acquisire un’autonomia digitale strategica riducendo o addirittura eliminando completamente la dipendenza dagli stati esteri. L’obiettivo è quello di ripristinare nel continente la produzione di Semiconduttori di ultima generazione e l’intero ecosistema favorevole ad internalizzare completamente l’intera catena di approvvigionamento necessaria alle industrie dei semiconduttori[6].

 

Cristian Bocciarelli

27.10.2022

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Note

[1] https://insideover.ilgiornale.it/guerra/chip-usa-nelle-armi-russe-la-rivelazione-dei-servizi-ucraini.html

[2] https://insideover.ilgiornale.it/guerra/la-russia-e-il-nodo-delle-armi-quante-risorse-ha-ancora-mosca.html

[3] https://www.wired.it/article/opec-taglio-petrolio/

[4] https://insideover.ilgiornale.it/tecnologia/il-chipageddon-non-conosce-fine.html

[5] https://www.hdblog.it/hardware/articoli/n560707/samsung-mercato-chip-crisi-2022-2023/

[6] https://euractiv.it/section/digitale/news/semiconduttori-lue-prepara-un-chips-act-in-cerca-dellautonomia-strategica/

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