Il 16 maggio 1817 (almeno secondo il vecchio calendario) nasceva Mykola Kostomarov (in russo Nikolaj Kostomarov), grande storico ucraino che diede un enorme contributo ai progressi di Clio nell’Impero russo dell’Ottocento; non sarà inutile rammentare che di Kostomarov ha trattato nella favella del padre Dante con grande acribia ed erudizione il professor Andrea Franco, autore di un’importante monografia.
Kostomarov nacque nella gubernija di Voronež (oggi in Russia) e precisamente non lungi da Ostrogožsk (in ucraino Ostrohoz’k) che fu sede di uno dei cinque reggimenti della cosiddetta “Slobids’ka Ukraïna” (la regione di Kharkiv, per intenderci), dunque all’estremo nord-est dell’area etnica ucraina, e ciò senza dubbio influì sulla sua Weltanschauung.
Kostomarov è celebre per il suo famoso saggio “Dve russkie narodnosti” in cui in un certo senso distingueva una nazionalità “rus’iana settentrionale” (grandi russi, velikorussy, o russi tout court) e una nazionalità “rus’iana meridionale” (essenzialmente gli ucraini, ai tempi suoi chiamati nell’Impero Russo malorossy; ma si trova pure anche il termine malorussy specialmente nel linguaggio amministrativo dei governatorati imperiali di Černihiv e Poltava cioè nel vecchio Het’manato cosacco ucraino 1648-1764/1782, ma anche altrove, ovvero nel “Sud-Ovest” e in “Novorossija”), entrambe figlie dell’antica e gloriosa Rus’, con diversi caratteri comuni ma con importanti e non trascurabili differenze.
Mykola Kostomarov, nei suoi lavori storici, manifestò ammirazione per la Repubblica di Novgorod la Grande (un modello ben diverso da quello moscovita) piegata dall’emergente Mosca in tre fasi (1456, ancora sotto Vasilij II “il cieco” ma soprattutto 1471 e 1478, sotto Ivan III) né obliò la negletta Repubblica di Vjatka (oggi Kirov), annessa da Ivan III nel 1489 né tantomeno la Repubblica di Pskov (la “sorella minore” di Novgorod la Grande, che fu – se possibile – ancora più esposta alle influenze occidentali dal Baltico, peraltro non sempre pacifiche) annessa da Vasilij III nel 1510. Kostomarov fu invece molto critico verso l’autocrazia del Granducato (poi Zarato, dal 1547) di Moscovia, che fuse elementi bizantini con altri di derivazione tatara (“mongola”); comprensibilmente ammirò la Lituania storica che alcuni anni dopo avrà il suo grande storico in Matvej Ljubavskij oggi ahinoi pressoché dimenticato.
Le opere storiche di Kostomarov restano tuttora fondamentali (in particolare per la storia dell’Ucraina ma anche per molto altro), così come le sue edizioni di fonti: se posso esprimere il mio parere, senza obliare in alcun modo opere più famose e di maggior respiro, trovo che una delle migliori sia “Livonskaja Vojna” (La guerra di Livonia), edita a San Pietroburgo nel 1864, sul primo serio tentativo di Mosca di espandersi in Occidente in seguito al crollo del vecchio sistema baltico basato sui cavalieri teutonici e sui vescovati con potere temporale, colpito a morte in seguito alla Riforma (convenzionalmente fatta iniziare il 31/10/1517).
Infatti, sin dal 1525, il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico in Prussia, Albrecht von Hohenzollern, apostatò e secolarizzò per sé quello che divenne il “Ducato di Prussia” entro la Corona di Polonia, al cui Re (allora Zygmunt I) prestò omaggio feudale a Cracovia; il “cugino” Ordine Livonico, che ebbe un’ultima “estate di San Martino” sotto il Gran Maestro Walther von Plettenberg (1499-1535) fece la stessa fine allorché l’ultimo Gran Maestro Gotthard von Kettler aderì pubblicamente nel 1561 al luteranesimo e secolarizzò per sé la parte occidentale della Livonia, quella che diverrà nota come il “Ducato di Curlandia e Semigallia”, in lettone Kurzemes un Zemgales Hercogiste sotto alta sovranità congiunta della Polonia e della Lituania, laddove la parte orientale passò al Granducato di Lituania (sarà poi la Livonia “polacca” dopo l’Unione di Lublino del 1/7/1569 e la nascita della Rzeczpospolita Obojga Narodów/Abiejų Tautų Respublika, ma in diritto era un possedimento congiunto tanto della Corona di Polonia quanto del Granducato di Lituania) e la parte settentrionale fu annessa sempre nel 1561 da Erik XIV di Svezia (attuale Estonia del nord).
La “guerra di Livonia” (in realtà più guerre in cui si inserisce anche la guerra nordica dei Sette Anni o anche “prima grande guerra del Nord”, dal 1563 al 1570, fra Danimarca e Svezia, entrambe devotissime alla confessione di Lutero ma non per questo meno desiderose di combattersi), terminata con la pace di Stettino oggi Szczecin durò dal 1558 al 1583 e da sola occupa praticamente l’intero ultimo venticinquennio del regno di Ivan IV Groznyj “il Terribile”.
Mykola Kostomarov, da giovane, fu “coinvolto” insieme a Pantelejmon Kuliš e ad altri nella Società dei Santi Cirillo e Metodio a Kyïv (1846-1847), esperienza frizzante di proto-rinascita nazionale ucraina, presto terminata dagli ukazy e dalla repressione di Nicola I (1825-1855), che colpì anche Kostomarov. Fu celebre la sua polemica – condotta con grande erudizione come si addiceva a figure così elette e colte – con lo storico russo Mikhail Pogodin sulla questione normannista (nella fattispecie credo avesse ragione Pogodin…)
Egli pubblicò sempre in russo, come era normale a quei tempi, almeno per le opere storiche ed erudite. Kostomarov fu anche insigne e delicato poeta; era un ortodosso devoto, ma non chiuso; aveva spiccate tendenze “populiste” e per molti versi si può considerare in questo un precursore dello storico Mykhajlo Hruševs’kyj (1866-1934) se non già financo del di lui maestro Volodymyr Antonovyč (né Włodzimierz Antonowicz, quando ancora si “sentiva” polacco).
Kostomarov morì nel 1885.
Massimo Vassallo
06.07.2022